L’arte di amare qualcuno, ma prima di tutto sé stessi. Recensione di “Io e Te” di Ammaniti

Recensione di Io e Te di Niccolò Ammaniti di Giorgia Binetti e Banchi De Mango di 1B

Io e te è un romanzo di Niccolò Ammaniti, edito per Einaudi nel 2010. Ammaniti è un noto scrittore, sceneggiatore e regista italiano, nato a Roma nel 1966. È, però, più famoso per i suoi romanzi che spesso esplorano temi adolescenziali, come lo scontro tra il bene ed il male. Tra le sue opere principali ritroviamo “Branchie”, ovvero il suo romanzo d’esordio che risale al 1994, “Io non ho paura”, un romanzo di formazione ambientato negli anni ’70, da cui è stato anche ispirato un film. 

Successivamente scrive Io e Te, uno dei più celebri romanzi brevi per ragazzi. Seppur il titolo possa presentare una natura ambigua, infatti potrebbe trattare di due amanti, di due amici o di due avversari, parla, invece di una coppia di fratellastri. Il breve romanzo è suddiviso in tre parti principali, che lo collocano nel tempo e nello spazio. In realtà, la prima scena viene interrotta da un flashback di scene risalenti a dieci anni prima, la terza parte riprenderà da dove era terminata la prima scena per poi chiudere definitivamente la narrazione. La parte più corposa è quella che riporta l’autore nel passato, che è articolata in ben dieci capitoli.

Per collocarlo di preciso, possiamo approfittare delle chiare istruzioni dell’autore. La scena “presente” si svolge il 12 gennaio del 2010 a Cividale del Friuli, l’altra a Roma nel 2000. Tra i temi principali sono sicuramente compresi quello dell’adolescenza, della solitudine, o isolamento e della famiglia, che sono tutti rappresentati dal protagonista, Lorenzo Cuni, un ragazzo introverso che non riesce a provare né amore né empatia per i suoi coetanei e si sente fuori posto nel mondo.

I genitori si sono sempre preoccupati parecchio per il figlio, che decide quindi, una volta quattordicenne di fingere di partecipare a una vacanza con i suoi compagni di classe. Lorenzo si rifugia, però, nella cantina di casa sua, pronto a vivere la sua settimana bianca. Non tutto va secondo i piani. Verrà infatti sorpreso dall’arrivo della sorellastra Olivia, una ragazza molto bella, ma tormentata da dipendenza da droghe, con cui condivide solo il padre e che si scoprirà essere la co-protagonista.

Attraverso il confronto tra i due, Lorenzo cresce emotivamente. Ciò è attestato da diverse frasi estrapolate dal testo come «Alla fine non ero più io. Ero noi» oppure «Mi guardò e sorrise, e per la prima volta mi sentii al posto giusto».

Seppur il linguaggio non sia di alto registro, bensì diretto e colloquiale, l’autore riesce a condurre anche un’introspezione psicologica dei personaggi. Infatti, si concentra molto sul mondo interiore del protagonista, mostrandone paura e desideri. Lo stile, per adattarsi, è un continuo alternarsi di descrizioni concise e riflessioni più profonde. Riferendosi ad un pubblico prettamente adolescenziale, ed avendo optato proprio per un quattordicenne come protagonista, Ammaniti utilizza un tono immediato e schietto, così da immergersi nelle emozioni del protagonista senza filtri. La narrazione risulta, infatti, essenziale e lineare, il che è straordinario se si pensa che l’autore ci sta raccontando una storia molto toccante.

È un libro che ti prende fin da subito, perché parla di cose che sentiamo tutti, soprattutto da adolescenti. La storia di Lorenzo ci colpisce perché, come lui, a volte anche noi sentiamo il bisogno di isolarci e di stare soli per pensare, lontano dal mondo. La lettura è stata davvero interessante, perché non è solo una storia, ma una riflessione su come ci sentiamo dentro, soprattutto quando siamo un po’ confusi e non riusciamo a capire tutto di noi stessi e degli altri. In qualche modo, abbiamo imparato a riconoscere meglio certe emozioni che spesso non sappiamo come esprimere.

 L’autore vuole sicuramente dare anche una nota educativa al romanzo, ovvero insegnare l’arte di amare qualcuno, ma prima di tutto sé stessi. Dire di aver imparato in prima persona qualcosa non sarebbe la cosa più corretta, perché questi insegnamenti bisogna viverli sulla propria pelle, ma sicuramente questa storia lascia il lettore riflettere e ciò è sempre un bene. Il romanzo può essere adatto a tutte le età, in particolare a noi adolescenti, ma per apprezzarlo al massimo, è più corretto consigliarlo almeno a un quattordicenne, che ha già parzialmente conosciuto se stesso.

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