Natale a confronto: la solitudine del sofferente e la convivialità familiare durante le feste

Di Matilde Corallo 1AL, Indirizzo linguistico

Il Natale è una festività condivisa dalla maggior parte dei paesi del mondo, tuttavia il modo in cui la si percepisce e la si vive varia in base alle condizioni storiche, politiche e personali in cui ciascuno si trova in questa particolare giornata.

Questo concetto è emerso confrontando due racconti completamente diversi anche se ambientati entrambi nel periodo natalizio ovvero “Un natale del 1945“ di Mario Rigoni Stern, tratto dalla raccolta “Racconti di montagna” e “Fu a Natale, nel 1947”, dalla raccolta “Lo ZibaldinoGiovannino Guareschi.

Nel primo racconto si evidenziano la povertà e la solitudine di un ex partigiano liberato da poco dalla deportazione nei lager; nel secondo, invece, il Natale viene rappresentato con estrema leggerezza, attraverso le vicende di due bambini che preparano delle filastrocche da recitare il giorno della festa. Quando il maestro del soldato si presenta alla sua porta per dirgli che è Natale e chiedergli di perdonarlo per averlo condannato, il militare lo manda via preferendo restare da solo. Questo ci fa comprendere come la festività perda di significato e importanza davanti a condizioni di sofferenza e disagio. La consuetudine dello stare insieme nel giorno di Natale deve essere ancorata ad un profondo sentire, ma il soldato associa alla festa la sofferenza della sua vita nel lager, la visione dei compagni persi lì. Natale è un giorno vuoto di significato se lo stato d’animo personale è rattristato da una condizione di malessere.

Al contrario, nel racconto di Guareschi, viene esaltata da parte dei personaggi l’importanza di passare il Natale tutti insieme; viene descritta la tradizione di organizzare una cena in famiglia e la necessità – quasi l’ossessione – che i dettagli di tale tradizione vengano rispettati. La figura di Margherita, una mamma di famiglia, è quella di una donna ripiegata su uno schema, impegnata esclusivamente a creare un’immagine del Natale basata su uno stereotipo.

Spesso si tende a semplificare il Natale fino a renderlo vuoto di significato, ripetitivo, schematizzato. L’augurio è che ciascuno viva questa festività con una riflessione profonda sulla condizione dell’umanità e ciascun essere umano. Mi auguro che il Natale sia occasione di approfondimento sul senso delle cose, sul valore dei gesti e sull’autenticità delle parole.

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