Musica: perché conoscerla e suonarla? Opportunità dell’ascolto e dell’esecuzione musicale

di Fabrizio Silvestris di 2Q – Liceo Scientifico Quadriennale

Musica: perché conoscerla e suonarla? Trovare una sola risposta a questa domanda parrebbe assai limitato e poco funzionale per comprendere il reale valore di quest’arte che malauguratamente viene insegnata sommariamente in alcuni istituti di scuola superiore o che molti programmi scolastici tralasciano perfino di curare.

Ciò che si prende in analisi all’interno di questo articolo è il carattere virtuoso che traggono dalla musica gli esecutori attivi e gli ascoltatori passivi e come poi l’arte strumentale giovi non solo agli aspetti strettamente correlati all’ambito musicale, ma di come essa trovi delle applicazioni anche nella realtà
quotidiana di ognuno.

La musica è un mezzo che ha un potere formativo molto sottovalutato al giorno d’oggi: mentre si esegue un brano musicale, l’uomo sviluppa contemporaneamente capacità cognitive di cui egli non è consapevole in toto.

Un musicista accresce le proprie abilità di coordinazione in quanto, oltre ad emettere contemporaneamente o in successione un insieme di note, deve focalizzarsi anche sulla loro durata.
L’equilibrio che si genera a partire da tale sistema è utilizzato dal suonatore non solo nell’ambiente musicale, ma viene applicato anche nella vita quotidiana dell’artista: si è notato che molti uomini che suonano regolarmente il proprio strumento sono abili anche nelle attività manuali.

Per comprendere, inoltre, l’influenza positiva che la musica ha nella vita comunicativa umana occorre conoscere una sola informazione: l’arte dell’improvvisazione musicale viene talvolta spiegata ai principianti come la creazione di un discorso equilibrato in cui le parti di esso sono collegate l’una all’altra tramite degli intervalli che si ripetono, dunque è corretto pensare che tale meccanismo funzioni biunivocamente, e cioè che l’improvvisazione strumentale giovi anche nella creazione di discorsi convincenti del tutto estranei alla sfera strumentale.

Gli artisti musicali curano, altresì, la questione delle competenze sociali e civiche di un individuo mediante le lezioni di musica di insieme: saper collaborare nell’esecuzione contemporanea di suoni è utile per l’uomo anche per migliorare le proprie capacità di relazionarsi con il prossimo perfino al di fuori di un gruppo di musicisti.

Ovviamente, queste fino ad ora elencate, sono poche delle dimostrazioni della reale utilità della musica, ma sono certo che altre prove del reale valore di quest’arte sono individuabili in qualsiasi aspetto della vita di ognuno.

Dopo aver preso in analisi i vantaggi della musica, la cui validità per gli esecutori attivi è dimostrabile da diverse prospettive, è doveroso approfondire il discorso degli ascoltatori passivi. Ascoltare un brano è un’arte che sotto certi aspetti non richiede alcuna competenza: chiunque, infatti, può ascoltare la musica, ma nessuno può dirsi consapevole della sua reale utilità. L’ascolto di brani di artisti stranieri esercita delle
abilità come la comprensione di lingue diverse dalla propria, permette di imparare vocaboli di cui prima non si era a conoscenza e migliora la pronuncia di alcune parole con le quali i futuri lavoratori saranno in stretto contatto ogni giorno massime se scelgono di lavorare all’estero.

Per gli artisti musicali che si sono già cimentati nello studio delle tecniche dell’improvvisazione, inoltre, ascoltare costantemente composizioni strumentali è efficace per l’ampliamento del proprio repertorio: improvvisare significa, per l’appunto, riproporre degli schemi ordinati di note già ascoltati in passato che meglio i adattano al brano che si esegue, dunque, prima di riprodurre le note in questione occorre quantomeno acquisire un numero sufficiente di schemi per non rischiare di essere monotoni nell’esecuzione.

In conclusione, la musica può avere un valore formativo inimmaginabile per qualsiasi persona la ascolti, a
prescindere dal fatto che questa sia più o meno consapevole della sua reale utilità. Auspico, pertanto, che la scuola italiana colga al più presto la reale validità di questa arte e che la introduca, pur in forma limitata, nei programmi scolastici di ogni istituto.

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