«Serendipità», la parola del giorno a Caffellatte su Telesveva

di Eliana Sabato di 5AL Indirizzo linguistico

Nell’ambito della collaborazione mattutina del Liceo “Da Vinci” di Bisceglie con la trasmissione Caffellatte di Telesveva, in diretta la mattina alle 7.45 sul sito e sulla pagina Facebook (clicca qui), vi presento la parola Serendipità.

Il termine serendipità, che forse molti conosceranno per l’omonimo film con John Cusack e Kate Beckinsale, indica l’occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra.

È stato Horace Walpole, scrittore inglese, a parlare per la prima volta di serendipity, riferendosi al nome antico dello Sri Lanka, ovvero Serendip. Ne parla in una lettera indirizzata ad una amico in cui racconta di una felice e inaspettata sorpresa su di un dipinto di Giorgio Vasari e usa come esempio una fiaba persiana intitolata “Tre prìncipi di Serendippo”. Questa narra di tre principi, figli di Jafer, re di Serendip, che durante il loro viaggio alla volta del mondo scoprono continuamente, per caso e per intuito, cose che non stavano cercando: piante, animali, pietre preziose e oggetti sconosciuti. A furia di scoprire e conoscere
divennero i più saggi di tutto il regno.

La serendipità, oltre a essere indicata come sensazione, suggerisce anche il tipico elemento della ricerca scientifica, quando spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro.

Un esempio noto di serendipity, nella ricerca scientifica, è la scoperta del tutto casuale della penicillina, e quindi dell’antibiotico da parte di Alexander Fleming, che, studiando i batteri, notò una muffa che aveva contaminato una delle sue colture batteriche, uccidendo i batteri che si trovavano intorno. O ancora la casuale scoperta del pianeta Urano mentre si era alla ricerca di comete. E non dimentichiamoci di Cristoforo Colombo che, partito alla volta delle Indie, giunse nelle Americhe.

Notiamo così come in ogni scoperta, come del resto in ogni aspetto della vita reale, deve essere presente qualche elemento di casualità: se un ricercatore sapesse già esattamente quello che sta cercando, non avrebbe bisogno di cercarlo, bensì gli basterebbe avere una conferma di una realtà che già prevede esista.

Trasportando il tutto nel nostro piccolo quotidiano, la serendipità è anche trovare un libro per caso mentre se ne stava cercando un altro e innamorarsene, o perdersi in un una città sconosciuta e scoprire qualche meraviglia nascosta.

Insomma, la felicità che ci arriva dalle piccole sorprese casuali in cui, se mantieni attiva e stimolata la tua sensibilità, puoi imbatterti ogni giorno (anche se l’epoca moderna ci ha portati a essere meno avventurieri e più prevedibili). Può allora essere considerata come l’attitudine a lasciarsi sorprendere felicemente da
qualcosa di inaspettato, senza che questo sia causa di ansia o di paura.

Dipende tutto da come, e quanto approfonditamente, osservi la realtà che ti circonda. D’altro canto, come disse la scrittrice statunitense Gertrude Stein, e io condivido pienamente, “tutti sanno che se stai troppo attento, sei così occupato a stare attento, che inciampi sicuramente su qualcosa”.

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