Intelligenza Artificiale tra opportunità, rischi e possibili illegalità: evoluzione o declino?

di Arianna Caputi di 3E

Il mondo della tecnologia è in costante e rapidissima evoluzione: tante nuove idee vengono sviluppate ogni giorno col tentativo di affermarsi e diventare la prossima grande rivoluzione. Al giorno d’oggi un’invenzione che certamente sta riuscendo in questa difficilissima impresa è l’intelligenza artificiale (IA in italiano o AI in inglese).

L’IA è l’abilità di un computer nell’imitare il funzionamento del cervello umano e le sue caratteristiche, come imparare da esperienze passate e formulare collegamenti, quindi non si tratta di una sola intelligenza di calcolo, ma molto, molto di più.

Anche se ne sente parlare da relativamente poco tempo, in realtà questa è una tecnologia le cui basi sono state poste oltre mezzo secolo fa: la data di nascita dell’IA è fissata al 1956 e la sua prima espressione è un programma in grado di effettuare alcuni ragionamenti logici e matematici chiamato Logic Theorist. Ovviamente non ha nulla a che fare con l’IA del giorno d’oggi, ma si tratta comunque di una grandissima innovazione senza la quale l’IA non sarebbe mai esistita.

Un passo molto importante nell’evoluzione di questo nuovo ramo della tecnologia, risalente alla metà degli anni 60, è l’intuizione che si potesse andare ben oltre la “semplice” risoluzione di teoremi matematici di crescente difficoltà: il nuovo scopo dell’IA è spostarsi sulla ricerca di soluzioni a problematiche più vicine a quelle umane ragionando su diverse probabilità. Questo si rivelerà molto più difficile del previsto, ma non impossibile: alla fine degli anni 60 viene sviluppato un algoritmo che diventa un componente essenziale di qualsiasi forma di IA, ovvero l’apprendimento per reti neurali meglio conosciuto come machine learning.

Da questo momento in poi si può propriamente parlare di intelligenza artificiale come la si intende e usa oggi.

Oltre al machine learning, l’IA si basa su altre due componenti fondamentali: una conoscenza non basata semplicemente sul ragionamento logico e l’abilità di risolvere problemi in maniera differente. Questi tre pilastri sono strettamente legati fra di loro e ogni forma di intelligenza artificiale li impiega tutti e tre. Un esempio può essere il traduttore automatico: grazie al machine learning la capacità di traduzione migliora con ogni uso, il tradurre da una lingua all’altra non è un processo solamente logico (tante frasi tradotte da una lingua ad un’altra in maniera letterale non hanno senso!) e ogni frase, perfino ogni parola è per la macchina un problema differente.

Ora analizzata la sua storia e la sua struttura principale, l’IA potrebbe sembrare una tecnologia completamente innocua e perfetta per rendere le nostre vite più facili; perché allora c’è così tanto scetticismo per la sua successiva evoluzione?

Da sempre ogni nuova tecnologia è accompagnata da una buona dose di dubbio verso la sua effettiva utilità e/o sicurezza: c’è chi riteneva l’automobile un mezzo che non sarebbe mai diventato popolare, le lampadine come un fallimento, gli aerei semplici giocattoli, internet come qualcosa di scarso impatto e l’IA la fine della creatività come la si conosce oggi.

Spesso lo scetticismo generale deriva da una paura del cambiamento, il quale fa sembrare ogni nuova tecnologia un viaggio verso l’ignoto: cosa è quindi dell’IA che fa così paura?

Una particolare tipologia di IA che può essere definita come il “viaggio verso l’ignoto”, come ci suggerisce il titolo nonché la principale causa dello scetticismo è l’intelligenza artificiale generativa. L’IA generativa si occupa di creare praticamente qualsiasi cosa come se fosse una persona umana: immagini, testo, video, musica, codice e tanto altro spesso partendo da un prompt (istruzione) testuale. Le applicazioni di questa tecnologia sono tantissime e stanno crescendo sempre di più: alcuni esempi sono ChatGPT (un chatbot in grado di fornire risposte su svariati argomenti, scrivere temi e fare tutto ciò che ad oggi l’IA generativa è in grado di fare), DALL-E (sistema che crea immagini anche di carattere artistico sulla base di una descrizione scritta) e Sora, l’ultima evoluzione al momento di stesura di questo articolo (genera video in alta qualità sempre sulla base di una descrizione scritta).

Si tratta di un viaggio verso l’ignoto perché, anche se l’IA ha senza dubbio tante applicazioni positive, tante ugualmente sono, purtroppo, quelle potenzialmente rischiose e perfino illegali. Rischi per la privacy collegati all’uso e la creazione di un enorme quantitativo di dati, problemi di cibersicurezza (gli hacker possono infiltrarsi nei modelli di machine learning e sostituire dati innocui con controparti dannose), distorsione degli output volta a discriminare (far apparire come risultato una sola categoria, come ad esempio restituire nella ricerca “personaggi famosi” solamente individui di sesso maschile), la totale scomparsa di alcuni lavori e soprattutto la creazione di falsa testimonianza, come un video di una persona colta in flagranza di reato che in realtà non ha mai commesso.

A nessuno farebbe piacere essere accusato ingiustamente, avere i propri dati violati e le proprietà intellettuali rubate; un semplice video o foto generato in qualche minuto può essere la fine delle proprie ambizioni e della propria carriera, mandando in fumo anni e anni di duro lavoro. Diventa sempre più difficile, di conseguenza, anche difendersi: immagina essere accusato di aver rubato e l’accusatore porta come prova un video generato dall’IA: come si può avere la certezza che non si tratti di una registrazione autentica?

Ad oggi è ancora possibile farlo controllando i metadata del filmato, ma chi può certificare che in futuro sarà ancora possibile?

I governi stanno già prendendo posizione sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale generativa: nel dicembre del 2023 è stata pubblicata la prima forma in assoluto di regolamentazione sugli usi di ogni tipo di IA, incluso il ramo generativo. Si tratta dell’IA act promulgato dall’UE che vieta l’uso dell’IA per il riconoscimento delle emozioni, polizia predittiva collegata a dati non anonimi, garantisce maggiori tutele per il copyright e altro.

Dall’altro lato della medaglia, l’IA non è solo rischio e illegalità, ma anche una grandissima opportunità. Tante funzioni presenti sui nostri smartphone che usiamo con disinvoltura ogni giorno non potrebbero esistere senza l’intelligenza artificiale: il riconoscimento facciale o con impronta digitale per sbloccare i device, la ricerca vocale, la formattazione automatica di un documento, la conversione in video scrittura di testo scritto a mano, i “consigliati” dei vari social che rispecchiano i propri interessi, gli algoritmi di moderazione di contenuti inadatti, le animazioni iper realistiche presenti nei videogiochi… si potrebbe andare avanti all’infinito.

Ovviamente le applicazioni non si limitano ai soli smartphone, ma letteralmente ci circondano. Nella scuola, ad esempio, si sta sempre più diffondendo soprattutto tra gli studenti più piccoli un nuovo metodo di apprendimento conosciuto come gamification, ovvero minigiochi educativi volti a rendere gli argomenti più divertenti; nelle auto l’IA è presente con la guida automatica basata su diversi sensori, sistemi in grado di avvertire chi guida che sta per commettere un incidente o altri sistemi ancora che si occupano di analizzare le abitudini di guida per inquinare il meno possibile.

L’IA permette grandi passi in avanti anche nel campo della salute: grazie alla sua capacità di manipolare grandissime quantità di dati diventa molto più facile riconoscere trend o malattie ricorrenti in un determinato quantitativo di pazienti, monitorarli a distanza soprattutto in caso di terapia intensiva e relazionare problemi passati con lo stato attuale per prevedere o prevenire future malattie.

Quindi, l’IA sarà una grandissima evoluzione che migliorerà tanti ambiti della vita o la porterà ad un inesorabile declino? Tutto dipende da come questa tecnologia verrà usata: se non si porranno limiti alle parti rischiose, potrebbe diventare un serio problema, ma se invece si enfatizzano i punti forti cercando di ridurre al minimo o in un mondo ideale eliminare i rischi potremmo realmente trovarci di fronte alla nuova rivoluzione del decennio o perfino del secolo.

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