di Iris Tamborero di 3A
Abbiamo aperto gli occhi ormai, ma come guardiamo passivamente un film che non ci piace così guardiamo il paese in cui viviamo, e tutto ciò che non va.
E tra le mille cose che fanno ribrezzo nella nostra Italia, oggi parlerò del tumore più diffuso di tutti, anche se spesso si ha paura di parlarne. Tanto non sono nessuno, non sono pericolosa: sono solo una ragazzina schifata dal silenzio che ha deciso di fare un po’ di chiasso, solo un po’, qualche riga scritta, ma che esprime la volontà di non andare avanti così.
La nostra mafia. Dico nostra perché non intendo il traffico di tonnellate di droga, delle pedine ben piazzate in politica o delle relazioni criminali internazionali; intendo quella che vediamo ogni giorno, quella su cui noi, cittadini esemplari, persone per bene, chiudiamo gli occhi.
Anche i più temerari, quelli che osano fare una domanda, accettano di buon grado la prima spiegazione, per quanto falsa sembri, e così si ha la coscienza, meravigliosa coscienza, a posto.
Chi legge quest’articolo, a parte i rari miei coetanei interessati, è più grande ed è a voi che mi sto rivolgendo: voi che lo sapete, che vedete e che non ci avvisate, come potete continuare a parlare del “maxi processo” con le stelline negli occhi senza voi stessi denunciare che, dietro a quel palazzino, “sta l’erba buona”, senza mettere in guardia che quel vecchierello simpatico e innocente all’uscita del porto in realtà viene ogni giorno per il pizzo “che gli spetta”. Perché vietate a noi di andare in quella strada, da quella persona, dietro quel palazzo e non dite alla polizia di farlo invece?
Forse e sicuramente perché la polizia (in toto) è cieca e corrotta quasi quanto lo è un singolo politico?
Il vuoto è quello che ci uccide, il vuoto lasciato da gente come Falcone, Borsellino, Impastato o Sergio Cosmai che non abbiamo più il coraggio di colmare. Quel buco nelle fondamenta della nazione, murato e nascosto dalla mafia e che farà crollare l’Italia se non viene sanato da degni successori.
“Italia? Oh yes! Mafia, Pizza, Carbonara!”
La nostra mafia è quella per cui l’italia è più famosa, e che fama!!
È la nostra amata omertà, il nostro grande valore, il “non fare l’infame”, anche quando la coscienza ci dice di farlo. Come può un giovane con la vita davanti fare affari e alleanze con “certa gente”?
Come può “certa gente” esistere e fieramente continuare sulla strada più marcia del nostro paese?
Come possiamo spaventarci più alla vista di un poliziotto che alla vista di un risaputo criminale?
Come siamo caduti così in basso?
Come può il morbo essersi diffuso al punto di zittire ogni singola città d’italia?
Io non ho una famiglia italiana, secolare e unita come alcune qui sono, ma so che è questo il centro della ferita: cent’anni fa “nonno, quello mi ha rubato le biglie” “me ne occupo io. Chiama tuo padre e tuo zio e tu stai a guardare così ti difendi la prossima volta” ed ecco nata una guerra tra famiglie ostili che porterà a scontri, odio, prigione e nuovi contatti (perché, che ironia, in 1 anno di prigione si hanno gli stessi contatti che in 10 anni di libertà!), conflitti di interesse, violenza e sviluppo del proprio dominio.
Alla fine la mafia è ancora in piedi perché è fondata sulla famiglia e sulla lealtà dovuta, “il tuo sangue appartiene alla cosca” * chi avrebbe il fegato di mandare in prigione il proprio padre, amorevole protettore, anche se non fa il più legale dei lavori?
Come spiegare che partendo da qualche contadino con un malsano senso dell’onore si sia arrivati a una radicata e totale presa della mafia sull’italia?
Non sto parlando della criminalità organizzata multinazionale, ma della pistola nascosta nello zaino di quello scolaro, dei 10€ regalati al vecchio del porto, della inspiegabile scomparsa di una prova, di quella bella villa nel mezzo di una zona naturale protetta e di tutti i piccoli gesti di omertà che facciamo ogni giorno. Dona silenzio e collaborazione e riceverai una nazione in putrefazione e una amara protezione contro “i cattivi” (“ormai se non fai quello che dico la polizia ti trova e finisci in prigione”).
Ora scusate ma ho nausea a scrivere di questa sacra e intoccabile malattia, che sta decomponendo l’italia e sta contagiando lentamente il mondo, come una forma di peste, oh cielo quanto fatale.
- “La Cosca” Akhenaton
Leggo in questo articolo una profonda amarezza, una disillusione estrema che deve fare interrogare in tanti.
Mi verrebbe da pensare che come generazione di adulti abbiamo fallito, che ci tocca rassegnarci a un declino inesorabile e miserevole…e, invece, credo che non sia vero, Perchè sì, tanti sbagliano, ma non tutti. E con le generalizzazioni si fa massa comune e si finisce col non riuscire più a vedere chi continua a lottare, chi non abbassa la testa, chi cade, piange e poi si rialza, evitando di cedere al potere (inteso in tutte le sue forme).
Anteporre il bene comune a quello personale, condividere, confrontarsi, non stancarsi di costruire ponti quando invece sarebbe molto più facile demolirli, guardare oltre il mondo ultrapatinato che ci propinano quotidianamente, questo è l’antidoto.
Mi hanno insegnato questo e continuo a crederci.
Pur avendo ormai più di 50 anni.
E continuo a farlo anche per voi, a lottare anche per voi.
Perchè credo che di fronte alle evidenti ingiustizie che noi stessi spesso causiamo, occorra ribellarsi e mai arrendersi.
Forza!